L'incredibile storia dei surfisti giapponesi che cavalcano le onde radioattive di Fukushima

Cinque anni fa, l'11 marzo, il Giappone è stato colpito da un terremoto di magnitudo  9.0 sulla scala riktor, che ha creato uno tsunami di gran parte del costo.

Oltre a causare distruzione e vittime in tutto il paese, questo disastro naturale ha colpito anche la centrale nucleare di Daaichi, provocando una catastrofe di livello 7, l'equivalente del disastro di Chernobyl.

Queste fantastiche foto mostrano la spiaggia di Tairatoyoma, situata vicino alla centrale nucleare di Daaichi.

Nonostante la spiaggia ora cada nell'area radioattiva dopo la catastrofe, alcuni surfisti continuano a pagaiare per catturare le onde di Tairatoyoma.

La terra ha tremato, siamo tornati sulla spiaggia di Tairatoyoma" ricorda un surfista del disastro del 2011. "Nessuno dei surfisti sulla spiaggia è morto".

Le radiazioni possono essere trovate sia nella sabbia che nell'acqua della spiaggia, con un'iniziativa ancora in atto per controllare le radiazioni. Negli ultimi cinque anni, il Paese ha lavorato per rimuovere ogni giorno tra 5 e 30 cm di materiale contaminato, conservandoli in sacchetti di plastica alla periferia delle città

I surfisti dedicati sono consapevoli dei rischi, con le pile di borse contaminate intorno all'ingresso della spiaggia un costante promemoria dei rischi della zona.

"Ho messo la crema solare contro il sole, ma non ho trovato nulla contro le radiazioni", dice un surfista.

"Conosceremo solo le vere conseguenze del nostro tempo in acqua tra 20 anni."

A tutti gli ingressi della spiaggia di Tairatoyoma sono presenti cartelli di divieto di ingresso autorizzato, ma la maggior parte dei giorni la fila è ancora costellata di surfisti.

La spiaggia un tempo di sabbia bianca è cambiata per sempre dalla potenza dello tsunami, con solo cemento ora lasciato oltre la riva. Mentre il turismo è quasi scomparso dalla zona, la cultura del surf locale si rifiuta di andare avanti.

"Vengo in spiaggia e faccio surf più volte alla settimana", dice un locale. "È la mia passione, non riesco a smettere."



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